Segnali da non sottovalutare per riconoscere il disturbo da accumulo

Il disturbo da accumulo, noto anche come disposofobia o hoarding disorder, rappresenta una sfida significativa per chi ne soffre e per i suoi cari. Si tratta di una condizione psicologica caratterizzata da una marcata e persistente difficoltà a separarsi dai possedimenti, indipendentemente dal loro valore reale, che porta a un accumulo disorganizzato e compulsivo di oggetti negli spazi abitativi. I segnali del disturbo da accumulo non compaiono improvvisamente: spesso iniziano con comportamenti apparentemente innocui che, nel tempo, si trasformano in un pattern disruptivo che compromette la funzionalità della casa, la salute fisica e il benessere psicologico della persona. Riconoscere questi campanelli d’allarme precocemente è fondamentale per intervenire con tempestività e affrontare il problema attraverso percorsi terapeutici appropriati.

Il disturbo da accumulo

Il disturbo da accumulo è un disturbo del controllo degli impulsi caratterizzato dalla necessità compulsiva di acquisire e mantenere una notevole quantità di oggetti, spesso di scarso valore o completamente inutili. Questo disturbo è stato riconosciuto come categoria diagnostica autonoma solo nel 2013 nel DSM-5, differenziandosi da altri disturbi come il disturbo ossessivo-compulsivo. La chiave distintiva del disturbo da accumulo risiede nel fatto che l’accumulo patologico non rispecchia comportamenti normali di conservazione, ma rappresenta un modello persistente e problematico che compromette significativamente la qualità della vita.

Le origini del disturbo

Il disturbo da accumulo colpisce circa il 2-6% della popolazione generale, senza differenze sostanziali tra uomini e donne. I sintomi tipicamente iniziano durante l’adolescenza o l’età adulta giovane, anche se possono manifestarsi in qualsiasi momento della vita. In molti casi, il peggioramento graduale dei sintomi avviene nel corso degli anni, trasformando comportamenti inizialmente gestibili in situazioni di grave compromissione funzionale. La tendenza all’accumulo compulsivo spesso rimane cronico con poca evoluzione positiva spontanea, sottolineando l’importanza di un intervento professionale precoce.

Caratteristiche distintive

Ciò che distingue il disturbo da accumulo dalle normali abitudini di conservazione è l’intenso attaccamento emotivo agli oggetti e la convinzione distorta che questi possano essere utili in futuro o rappresentare un sostegno emotivo. La persona con disturbo da accumulo sperimenta un disagio significativo nel contemplare la separazione dagli oggetti, tanto che l’idea di eliminare qualcosa genera ansia, culpa e malessere considerevole. Circa l’80-90% delle persone affette da questo disturbo acquisisce anche oggetti in maniera eccessiva, aggiungendo strati ulteriori di complessità al quadro clinico.

Segnali da riconoscere per identificare il disturbo

I segnali del disturbo da accumulo sono molteplici e si manifestano sia a livello comportamentale che emotivo. Riconoscerli permette di distinguere questa condizione da altre forme di disordine domestico o da semplice trascuratezza.

Difficoltà persistente a eliminare o separarsi dagli oggetti

Il primo indicatore cruciale è la marcata e persistente difficoltà a disfarsi dei beni, indipendentemente dal loro reale valore, utilità o condizioni. La persona accumula oggetti di natura variegata: giornali, riviste, vestiti, scarpe, oggetti personali, ma anche accumulo patologico di spazzatura e rifiuti. Ciò che è caratteristico è che gli oggetti accumulati spesso non hanno alcun valore intrinseco; possono essere danneggiati, deteriorati o completamente inutili, eppure la persona mantiene la convinzione che potrebbero servire in futuro.

Disagio e ansia nell’eliminazione

Quando viene suggerito di disfarsi di alcuni oggetti, la persona manifesta un disagio significativo e persino sofferenza emotiva. Questo non è semplice attaccamento sentimentale, ma un’ansia e angoscia intense che bloccano il processo decisionale. La persona può vivere sentimenti di rabbia, panico o profondo malessere al solo pensiero di eliminare qualcosa, anche se oggettivamente inutile o dannoso.

Ingombro progressivo degli spazi abitativi

Uno dei segnali più evidenti è che le pile di oggetti accumulati occupano progressivamente gli spazi vitali, rendendo ampie aree della casa completamente inutilizzabili per i loro scopi originari. Giornali accumulati possono ricoprire il piano della cucina e i fornelli, impedendo la preparazione dei pasti. Scatoloni e masserizie invadono il vano doccia, compromettendo l’igiene personale. Gli ambienti diventano letteralmente invivibili in sezioni sempre più estese della casa, con passaggi ristretti tra cataste di oggetti.

Come il disturbo influenza la vita quotidiana

L’impatto del disturbo da accumulo sulla vita della persona è profondo e multiforme, coinvolgendo praticamente ogni aspetto dell’esistenza quotidiana.

Compromissione della funzionalità domestica

Il disturbo provoca impedimenti significativi ad attività essenziali della vita domestica: la mobilità è limitata da percorsi stretti e ostruiti, l’alimentazione è compromessa da cucine inutilizzabili, la pulizia personale è ostacolata da bagni occupati da oggetti accumulati, e il sonno è disturbato da camere da letto ingombre. La persona non può utilizzare normalmente gli spazi della propria casa, vivendo in condizioni di crescente discomfort fisico e psicologico.

Rischi per la salute e la sicurezza

L’accumulo può creare condizioni di vita non sicure: il rischio di incendio aumenta esponenzialmente con la presenza di quantità massicce di carta e materiali infiammabili, il pericolo di cadute è elevato data la presenza di ostacoli e superfici instabili, e le condizioni igieniche generalmente estremamente compromesse favoriscono infestazioni di parassiti e accumulo di muffe nocive per la salute respiratoria.

Isolamento sociale e conseguenze legali

La persona con disturbo da accumulo spesso non consente a familiari, amici o professionisti di entrare in casa a causa della vergogna e dell’imbarazzo. Questo isolamento progressivo può portare a depressione, ansia sociale e deterioramento della rete relazionale. Inoltre, possono verificarsi sfratti o problemi legali quando le condizioni della casa violano normative igienico-sanitarie o comportano rischi per i vicini.

Differenze dal collezionismo normale e dall’accumulo patologico

È essenziale distinguere il disturbo da accumulo da comportamenti similari ma non patologici per evitare diagnosi errate o stigmatizzazione inappropriata.

Collezionismo consapevole e organizzato

Il collezionismo normale è caratterizzato da una scelta consapevole e pianificata di oggetti con valore intrinseco, significato storico o estetico, organizzati e catalogati metodicamente. Il collezionista prova piacere nel possedere e spesso nel mostrare la propria collezione, mantiene la casa abitabile e gli spazi funzionali, e la raccolta si integra armoniosamente nella vita quotidiana senza compromettere il funzionamento sociale o lavorativo. Nel disturbo da accumulo, al contrario, la persona spesso non riconosce la problematicità della situazione e vive l’accumulo come una necessità coercitiva piuttosto che come una scelta consapevole.

Varianti del disturbo: animali e risorse digitali

Il disturbo da accumulo può manifestarsi anche mediante l’accumulo di animali domestici, una forma particolarmente preoccupante in cui la persona accumula dozzine o centinaia di animali senza provvedere adeguatamente a nutrizione, igiene e cure veterinarie. Allo stesso modo, l’accumulo patologico può riguardare risorse digitali come email non eliminate, foto duplicate, file inutilizzati e dati redundanti, riflettendo la medesima difficoltà decisionali e il medesimo attaccamento compulsivo trasferito nel dominio virtuale.

Trattamenti e percorsi di cura

Il trattamento del disturbo da accumulo richiede approcci multidisciplinari e personalizzati, spesso combinando interventi psicoterapeutici e, in alcuni casi, supporto farmacologico.

La terapia cognitivo-comportamentale

La terapia cognitivo-comportamentale (TCC) rappresenta l’intervento psicoterapico principale e più efficace per il disturbo da accumulo. Questo approccio lavora su tre fronti simultaneamente: modificare le convinzioni distorte riguardanti l’utilità e l’importanza degli oggetti, sviluppare abilità decisionali più consapevoli, e gradualmente acquisire competenze di organizzazione e gestione dello spazio. Durante il percorso terapeutico, la persona apprende strategie concrete per resistere all’impulso di acquisire nuovi oggetti e sviluppa motivazione intrinseca per eliminare progressivamente gli articoli accumulati.

Supporto farmacologico e follow-up

In alcuni casi, farmaci come inibitori della ricaptazione della serotonina possono fornire supporto supplementare nel ridurre l’ansia e il disagio associati alla separazione dagli oggetti. Il trattamento è generalmente a lungo termine, riconoscendo che il disturbo è tipicamente cronico e richiede vigilanza continua per prevenire recidive. Il supporto professionale costante aumenta significativamente le probabilità di mantenimento dei progressi nel tempo.

Quando è il momento di cercare aiuto professionale

Identificare il momento giusto per intervenire è cruciale per evitare che il disturbo si aggravi e comprometta ulteriormente la qualità della vita.

Segnali che indicano necessità di intervento

È opportuno cercare aiuto professionale quando l’accumulo inizia a compromettere il funzionamento quotidiano, quando la persona sperimenta disagio emotivo significativo nel contemplare l’eliminazione di oggetti, quando familiari e amici esprimono preoccupazione per le condizioni della casa, o quando iniziano a verificarsi conseguenze concrete come problemi di salute, sfratti minacciati, o isolamento sociale. Non è necessario attendere il raggiungimento di situazioni estreme: l’intervento precoce è notevolmente più efficace e meno traumatico.

Risorse e supporto disponibili

Professionisti qualificati come psicologi specializzati in TCC, psichiatri e assistenti sociali possono fornire valutazione diagnostica appropriata e pianificare percorsi di trattamento personalizzati. Alcuni gruppi di supporto per persone con disturbo da accumulo offrono anche connessione peer e condivisione di esperienze, riducendo il senso di isolamento spesso associato alla condizione e rafforzando la motivazione al cambiamento.

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