Il 27 ottobre 2025, un episodio all’Università Ca’ Foscari di Venezia ha riacceso il dibattito sulla libertà di parola nel dibattito politico italiano. Emanuele Fiano, ex deputato del Partito Democratico, è stato impedito di partecipare a un incontro pubblico dedicato alla pace in Medioriente. L’evento è stato interrotto da attivisti pro-Palestina, suscitando reazioni trasversali nel mondo politico e istituzionale. La vicenda pone interrogativi cruciali su come proteggere il diritto al confronto democratico, garantire il rispetto della dignità personale e mantenere canali di dialogo costruttivo in un clima di crescenti tensioni internazionali e polarizzazione sociale.
Cosa è accaduto il 27 ottobre a Ca’ Foscari
I fatti dell’interruzione
Nel pomeriggio del 27 ottobre 2025, presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, era stato programmato un dibattito dal titolo “Voci per la pace”, organizzato dall’associazione Futura in collaborazione con l’ateneo. Emanuele Fiano, figura di primo piano nel dibattito pubblico nazionale, avrebbe dovuto partecipare all’incontro. L’evento aveva lo scopo di discutere la soluzione dei due popoli, due Stati, una proposta storica di risoluzione del conflitto israelo-palestinese. Il confronto è stato impedito da un gruppo di attivisti pro-Gaza, che hanno occupato lo spazio e fatto sì che Fiano non potesse intervenire. La vicenda non è stata una semplice manifestazione di dissenso, bensì un’azione che ha preclusione il diritto di parola e il confronto democratico all’interno di uno spazio accademico.
La testimonianza di Fiano
Fiano ha raccontato di aver ricevuto minacce verbali esplicite durante l’accaduto. L’ex deputato ha dichiarato: “Mi dicevano tu non devi parlare proprio”. Ha inoltre riferito di aver percepito gesti intimidatori, compresa la descrizione di un “gesto della P38”, simbolo carico di significato storico [collegamento a violenza e squadrismo]. La violenza in Medio Oriente è stata esportata nel dibattito politico italiano, ha commentato Fiano, sottolineando come il conflitto internazionale si stia trasferendo nelle dinamiche sociali e politiche del Paese.
Reazioni politiche e solidarietà bipartisan
Il sostegno trasversale
La risposta alla vicenda è stata marcatamente unanime da parte del mondo politico italiano. Ministri, deputati e senatori di diversi schieramenti hanno espresso solidarietà a Fiano, riconoscendo nel suo impedimento a parola una violazione di principi fondamentali della democrazia. Anna Maria Bernini, ministra dell’Università e della Ricerca, ha dichiarato con forza: “Zittire qualcuno significa spegnere una parte di quella libertà che appartiene a tutti”. Ha sottolineato che le università devono restare spazi aperti dove le idee si incontrano anziché scontrarsi.
Alessandro Giuli, Ministro della Cultura, ha affermato che “negare il confronto delle idee significhi negare i diritti della convivenza e della democrazia”. Anche il presidente del Senato Ignazio La Russa ha espresso vicinanza a Fiano, pur aggiungendo osservazioni specifiche sul linguaggio utilizzato nel dibattito pubblico.
Voci dal centrosinistra e dalla società civile
Esponenti del Partito Democratico come Piero Fassino, Simona Malpezzi e Beppe Provenzano hanno qualificato l’accaduto come un “atto intollerabile, figlio di pregiudizi e fanatismo”. Carlo Calenda, leader di Azione, ha scritto: “Solidarietà e un abbraccio a Lele Fiano da parte mia e di tutta la comunità di Azione, oggi bersaglio di intolleranza e di un’inaccettabile prevaricazione”. Galeazzo Bignami, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, ha definito l’episodio come “un fatto di inaudita gravità” che colpisce al cuore la libertà accademica. Anche Gian Marco Centinaio, vicepresidente del Senato e senatore della Lega, ha condannato i metodi “violenti e oscurantisti” utilizzati dagli estremisti.
Libertà di parola nel dibattito politico italiano
L’importanza del diritto di espressione nelle università
Le università rappresentano storicamente presidi di libertà intellettuale e spazi privilegiati per il confronto democratico. Questo principio, radicato nella tradizione accademica occidentale, presuppone che ogni persona, indipendentemente dalle proprie convinzioni, abbia il diritto di esprimere le proprie idee e di partecipare al dibattito pubblico. La funzione educativa dell’università si basa sulla possibilità di incontrare opinioni diverse, contestarle, metterle in discussione e imparare da esse. Quando una persona viene impedita di parlare in uno spazio accademico, non viene colpito solo il singolo individuo, ma il principio stesso della convivenza democratica.
Il ruolo della comunità accademica
Le istituzioni universitarie hanno la responsabilità di proteggere la libertà di espressione di tutti coloro che operano all’interno dei loro spazi. Ciò non significa tollerare violenza o minacce, ma piuttosto garantire che le proteste avvengano secondo modalità che rispettino il diritto altrui di parola. La Ca’ Foscari, in quanto ateneo prestigioso e storico, rappresenta un simbolo della tradizione di libertà italiana. L’episodio del 27 ottobre solleva domande sulla capacità delle istituzioni universitarie di mantener e difendere gli spazi di dialogo. Questo tema investe sia la sicurezza di chi interviene negli eventi universitari che la preservazione della funzione civile dell’università.
Diplomazia e dialogo costruttivo nel contesto geopolitico
Il conflitto israelo-palestinese e il dibattito pubblico italiano
Il tema specifico dell’incontro di Fiano era la proposta dei due Stati come soluzione al conflitto israelo-palestinese, una posizione storicamente condivisa da organizzazioni internazionali, governi democratici e società civile. Questo approccio diplomatico rappresenta un tentativo di riconciliazione e convivenza pacifica tra due popoli. Il diritto dei cittadini italiani di discutere di questioni geopolitiche internazionali è un elemento fondamentale della partecipazione democratica. Tuttavia, la crescente polarizzazione su questo tema ha portato a situazioni in cui il dibattito viene percepito non come un esercizio di comprensione reciproca, ma come uno scontro ideologico.
Esportazione della violenza nel dibattito italiano
Il commento di Fiano secondo il quale la violenza in Medio Oriente è stata esportata nel dibattito politico italiano descrive un fenomeno preoccupante: la trasposizione di conflitti internazionali nelle dinamiche sociali nazionali attraverso linguaggio violento, minacce e intimidazione. Questo processo compromette la capacità di dialogo costruttivo e trasforma il dibattito pubblico in uno spazio di scontro anziché confronto. Per mantenere viva la democrazia, è essenziale che gli italiani riescano a discutere di questioni internazionali mantenendo uno spazio protetto per il confronto civile, anche quando le opinioni divergono profondamente.
Umanità nel confronto democratico contemporaneo
Rispetto della dignità personale
Uno degli aspetti centrali della vicenda di Fiano riguarda il rispetto della dignità personale nel contesto politico. Fiano, in quanto ebreo che sostiene una soluzione diplomatica al conflitto, rappresenta una prospettiva che combina appartenenza identitaria e apertura dialogica. Le minacce rivoltegli, tra cui il riferimento alla P38, acquistano una valenza particolare in relazione alla storia italiana di violenza politica. L’umanità nel dibattito politico contemporaneo richiede di riconoscere l’altro come persona, con una storia, una dignità, una ricerca sincera di soluzioni. La polarizzazione estrema trasforma gli interlocutori in nemici anziché in cittadini che, pur dissentendo, condividono lo spazio democratico.
La ricerca di soluzioni comuni
Una democrazia salda si fonda sulla capacità di cercare terreno comune anche in presenza di profonde divergenze. Il tema della pace in Medio Oriente è un ambito in cui l’Italia, come società civile e come istituzioni, ha interesse e responsabilità nel mantenere aperto un dibattito informato e costruttivo. Ciò non significa rinunciare alle proprie convinzioni, ma piuttosto riconoscere che il dialogo, anche difficile, rimane lo strumento privilegiato per la ricerca di soluzioni che evitino la perpetuazione di conflitti. L’umanità consiste nel riconoscere che gli interlocutori, anche quelli con i quali profondamente dissentiamo, agiscono spesso da motivazioni di sincera preoccupazione e ricerca di giustizia.
Sfide e prospettive per il dibattito pubblico italiano
Proteggere gli spazi di libertà
La vicenda della Ca’ Foscari rappresenta un campanello d’allarme che le istituzioni democraitche non possono ignorare. È necessario che le università, i media, i rappresentanti politici e la società civile si impegnino collettivamente nel proteggere la libertà di espressione come valore non negoziabile. Ciò richiede misure concrete di sicurezza per chi partecipa a dibattiti pubblici, modalità di gestione dei dissensi che rispettino il diritto altrui di parola, e una cultura politica che riconosca nel confronto l’essenza della democrazia.
Ricostruire il dialogo intercomunitario
L’Italia, paese con una storia ricca di dibattito pubblico e tradizione democratica, ha gli strumenti culturali per superare questa fase di polarizzazione. Ricostruire il dialogo significa investire in educazione civica, in iniziative che promuovono l’incontro tra diverse prospettive, e in una narrazione pubblica che valorizza il confronto anziché lo scontro. Le conseguenze di una società in cui la paura sostituisce la libertà di espressione sono gravissime non solo per la vita democratica, ma per la coesione sociale e il benessere collettivo.
Il caso Fiano rimane un promemoria che la democrazia non è uno stato naturale e permanente, ma un insieme di pratiche, valori e impegni che devono essere quotidianamente rinnovati e difesi. Solo attraverso la determinazione di istituzioni, cittadini e società civile sarà possibile garantire che gli spazi pubblici e accademici rimangano luoghi genuini di libertà, dignità e dialogo costruttivo.

